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venerdì 31 dicembre 2010

Così fan tutti



È la fine dell'anno ed è tempo di bilanci, ricordi o se vogliamo essere cattivi di avanzi (il cenone di Natale insegna), chiamateli come volete. Personalmente il 2010 è stato un anno indimenticabile. In primo luogo la mia famiglia è nuovamente cresciuta. In second'ordine il blog mi ha permesso di conoscere e collaborare con gente interessante. Questi ultimi mesi di attivismo sul web, infatti, hanno prodotto più di tanti anni di lurkismo passivo. Il 2010 inoltre è anche l'anno dell'avvio del Carnevale della Biodiversità e sono fiducioso sul fatto che il 2011 lo vedrà crescere ed attirare molti altri blogger e lettori.
Per finire secondo blogbabel Mahengechromis è entrato per un certo periodo nei primi 1000 blog italiani (la situazione è molto fluida; mi godo perciò il mio quarto d'ora, del doman non v'è certezza, anzi v'è certezza del calo). Trovo incredibile questo risultato per un blog che parla soprattutto di ciclidi, un argomento rivolto ad una cerchia veramente ristretta di persone. Grazie quindi a tutti.

Per non cadere in un vuoto momento di celebrazione ecco i post con le cinque notizie del 2010 riguardanti i ciclidi che ritengo più interessanti:

Ovviamente è un elenco totalmente soggettivo e manca di un paio di notizie importanti su cui mi sono preso un po' di tempo di riflessione. La prima è che il genere Vieja è morto e la seconda è che anche i Julidochromis non si sentono molto bene. Manca solo il ritorno degli Haplochromis assetati di vendetta (che dite sta succedendo anche questo? Ho promesso di parlare anche di questo).

I cinque post più letti del blog in ordine crescente di visite sono questi. Tanto per mostrare che i ciclidi non sono proprio così popolari faccio notare che i primi due post in classifica parlano di Artemia.

Per quanto riguarda le notizie, e le nuove specie che non ho ancora trattato e che sono circa una decina, ci vediamo nel 2011! Buon anno a tutti.

mercoledì 29 dicembre 2010

Ancora laghi di cratere, ma questa volta dal Nicaragua



Il ciclide di Mida (Amphilophus citrinellus) del lago Nicaragua


Il lago Apoyo è un lago di caldera del Nicaragua con una superficie di circa 21 km quadrati e 178 m di profondità. È caratterizzato da un ambiente subacqueo relativamente omogeneo e dall'essere totalmente isolato da altri corpi d'acqua. La fauna ittica del lago, tolte le presenze aliene, si limita ad una decina di specie tra cui la parte del leone viene svolta dai ciclidi ed in particolare da alcune (sei?) specie del genere Amphilophus. Queste sei sono le specie interessanti dato che le analisi genetiche hanno confermato che tutte derivano da Amphilophus citrinellus, il Ciclide di Mida, e il video all'inizio del post spiega meglio di tante parole perché questa specie è chiamata così.
Ad occuparsi per primo in maniera insistente di A. citrinellus fu George Barlow seguito a ruota dai suoi studenti Axel Meyer e Ken McKaye che fiutarono lo scoop! Il punto della questione è che nel lago Apoyo, come nel vicino lago Xiloá, le specie di Amphilophus sembrano essersi evolute per speciazione simpatrica. Il meccanismo coinvolgerebbe la separazione della popolazione in due nicchie ecologiche diverse (acqua aperta, fondale) con l'origine di due forme diverse (una più slanciata ed una più tozza) in grado di sfruttare risorse alimentari diverse. Il tutto sarebbe condito dalla selezione sessuale e dalla presenza di forme di colorazione diverse, cioè dal fatto che in ogni specie incipiente le femmine tenderebbero ad accoppiarsi con i maschi degli stessi ambienti. Le prove della speciazione simpatrica vennero presentate nel 2006 in questo articolo di Nature. Sfondata la porta è stato un fiorire di specie, perlomeno di riconoscimento di specie diverse, ed anche il 2010 ha visto la brava descrizione di due ulteriori specie dal lago Apoyo: Amphilophus supercilius e A. globosus. Nell'articolo in questione la descrizione sulle due specie si basa su metodi morfometrici che mostrano le differenze esistenti dalle altre specie di Amphilophus del lago. L'aspetto interessante dello studio è che nell'abstract si afferma che "they (le due specie, ndr) breed assortatively in Lake Apoyo and can readily be distinguished in the field", ma nel testo vero e proprio si dice solo che "It (Amphilophus globosus, ndr) has been observed breeding with conspecifics over Chara vegetation" oppure "And it is noteworthy to mention that all observed pairs (A. supercilius, ndr) were between conspecifics". Personalmente mi sarei aspettato un controllo un poco più approfondito che coinvolgesse anche coppie di altre specie e non basato unicamente sull'osservazione a vista che le coppie in riproduzione erano costituite da conspecifici.


In questo post non mi è stato possibile pubblicare fotografie delle specie di recente descrizione perché nessuno degli studiosi interpellati ha risposto alle mie mail. Poco male. Basta andare a questo link e scaricare un pregevole lavoro sui ciclidi di Mida del lago Apoyo e Xiloá che riporta anche fotografie subacquee di tutti gli Amphilophus di questi due laghi. Nella pubblicazione A. supercilius è riportato sotto il nome di A. "barlow", mentre A. globosus non risulta dato che nel 2006 nessuno si era accorto che si trattava di una specie vera e propria.

Se vi state chiedendo come si possa passare da due forme adattate all'ambiente di acqua aperta e al fondale a sei forme diverse, la risposta dovrebbe stare nelle ulteriori specializzazioni che si possono avere nella dieta. Ricordate il discorso sulle mascelle?


Geiger M. F., McCrary J. F., Stauffer J R. Jr. 2010. Description of two new species of the Midas cichlid complex (Teleostei: Cichlidae) from Lake Apoyo, Nicaragua. PROCEEDINGS OF THE BIOLOGICAL SOCIETY OF WASHINGTON 123(2):159–173. 2010.

Update: se vi interessa inquadrare ulteriormente la questione Amphilophus dei laghi nicaraguensi potete leggere questo articolo. Mi pare che anche gli autori abbiano qualche dubbio sulla necessità di identificare tutte queste specie e che ancora una volta tutto dipenda dal concetto di specie utilizzato. Piccole soddisfazioni.

domenica 26 dicembre 2010

Research blogging: c'è anche Mahengechromis


Sicuramente lo avrete già letto e come al solito arrivo tardi, ma la notizia è troppo importante per non pubblicarla: Research Blogging ora è anche in italiano. Per chi non lo conoscesse basta dire che si tratta di un aggregatore di blog scientifici che pubblicano post di commento ad articoli peer-review e che fino ad ora era disponibile in altre lingue diverse dalla nostra. Grazie a Peppe Liberti è nata anche la versione italiana e con una certa incoscienza ho risposto all'appello in modo che Mahengechromis risulta tra i blog "iniziatori". La programmazione del blog cambierà poco dato che i commenti di articoli sottoposti a revisione tra pari non sono mai mancati. Semmai cercherò di trattare anche argomenti di interesse un poco più generale. Bisogna cambiare tutto perché nulla cambi? Oppure bisogna continuare a correre per rimanere nello stesso posto? Se avete suggerimenti...


mercoledì 22 dicembre 2010

Il Carnevale della Biodiversità è su FB


Se avete un profilo in Facebook e vi piace il Carnevale della Biodiversità mettete un mi piace qua.
Un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per i regni dei viventi?

sabato 18 dicembre 2010

Tilapia dal lago Ejagham: ancora ciclidi dai crateri

Tilapia fusiforme in abito riproduttivo.
Dunz A. R, Schliewen U. K., 2010


Dopo le Danakilia è la volta di altre Tilapia di cratere. Non si tratta di un cratere qualsiasi, ma di uno dei crateri della sacra triade africana dei laghi del Camerun Barombi Mbo, Bermin e Ejagham eletta tale per meriti sul campo. Infatti, a meno che non siate ciclidofili incalliti, questi nomi non vi diranno molto, eppure la biologia evoluzionista deve loro tanto.
Tutto ha a che fare con la speciazione simpatrica, quella forma di formazione delle specie che avviene senza che siano coinvolte delle barriere geografiche. Fonte di continui scontri che coinvolsero anche Ernst Mayr, la speciazione simpatrica rappresenta una sfida concettuale non indifferente. Cosa potrebbe costringere una frazione di una popolazione a non accoppiarsi con il resto dei conspecifici una volta che abitano lo stesso luogo? Se volete un esempio antropomorfo: cosa potrebbe impedire a dei residenti di una città di fare figli con il resto dei concittadini? Neppure il censo è mai riuscito ad impedirlo, ma forse si potrebbe chiedere a Herbert George Wells che ipotizzò l'esistenza di Eloi e Morlocchi ne La macchina del tempo! Generalmente la spiegazione della speciazione simpatrica ricorre al fenomeno del polimorfismo, cioè alla presenza in una stessa popolazione di forme diverse, applicato alla dimensione alimentare: una parte della popolazione è adattata ad alimentarsi di un particolare tipo di cibo, mentre l'altra parte è predisposta ad alimentarsi di altri articoli alimentari. Tanto per rimanere all'interno del grande gruppo dei ciclidi, alcune specie sono formate da popolazioni con individui dotati di mascelle faringee accessoriate per sfruttare preferibilmente molluschi e da individui predisposti a cibarsi di pesci. Le coppie miste sarebbero perciò svantaggiate perché i figli mostrerebbero condizioni intermedie e quindi un minor successo riproduttivo.

Coppia di Tilapia ejagham in riproduzione.
Dunz A. R, Schliewen U. K., 2010

La prima dimostrazione dell'avvenuta speciazione simpatrica nei vertebrati si deve ai ciclidi del lago Barombi Mbo del Camerun. In seguito vennero studiati anche i ciclidi di altri laghi confermando che la speciazione simpatrica è più di una semplice congettura. I laghi di cratere del Camerun, infatti, sono piccoli e monotoni. Il lago Ejagham è poco meno di mezzo chilometro quadrato di superficie ed ha una profondità di circa 18 metri. Diversamente dagli altri 35 laghi di cratere del Camerun, il lago Ejagham ha un'origine diversa che non è stata ancora completamente chiarita, ma le caratteristiche ambientali lo rendono simile a tutti gli altri (isolamento dai fiumi circostanti ). Quali potrebbero essere le barriere geografiche presenti in un simile luogo?
Con un nuovo studio le specie di Tilapia del lago Ejagham hanno ora un nome: Tilapia ejagham, Tilapia fusiforme, Tilapia nigrans. Tutte queste Tilapia appartengono al sottogenere Coptodon che è caratterizzato dai seguenti caratteri: denti faringei mediani stretti, denti esterni bicuspidi non a spatola, livrea con o senza barre verticali che in ogni caso non sono mai oblique, 16 scaglie sul peduncolo caudale (in casi eccezionali 15 o 17, ma nel caso delle specie del lago Ejagham questa è una caratteristica molto variabile). Tanto per confermare il polimorfismo, in Tilapia fusiforme sono presenti due forme diverse che sono state interpretate in precedenza come specie in via di separazione e distinguibili soprattutto per la grandezza degli occhi e per la preferenza ambientale. Una forma ha occhi piccoli rispetto al corpo e abita l'ambiente superficiale; l'altra invece ha occhi grandi e vive in profondità. Nel lago sono presenti anche due specie di Sarotherodon ed un'altra specie di Tilapia che va sotto il nome di T. deckerti.

Tilapia nigrans in abito riproduttivo.
Dunz A. R, Schliewen U. K., 2010

mercoledì 15 dicembre 2010

Corpi e mascelle, soprattutto mascelle: i ciclidi dei grandi laghi

Questo post viene pubblicato nell'ambito del Primo Carnevale (in realtà è il numero 0) della biodiversità ospitato per l'occasione da L'orologiaio miope.
Altolamprologus sp. "compressiceps shell"
Un ciclide del lago Tanganica che vive nelle conchiglie.



Oltre 2000 specie diffuse in Sud America, Centro America, Africa, Madagascar e India meridionale. Cure parentali sofisticate e strutture alimentari altamente diversificate. Questi sono i ciclidi, un gruppo che ha saputo imporsi nei luoghi in cui è nato come in quelli in cui è stato portato dall'uomo, volontariamente o meno. È soprattutto nei grandi laghi africani che i ciclidi hanno dato origine ad alcune radiazioni senza precedenti nella storia evolutiva dei vertebrati e che hanno fornito eccellenti esempi della diversificazione di specie affini in ambienti simili. In ognuno di questi enormi corpi d'acqua i ciclidi hanno saputo sfruttare quasi ogni possibilità disponibile ed occupare ogni nicchia ecologica libera. È lo stesso caso dei mammiferi carnivori marsupiali e placentati, solo su scala maggiore; il lago Tanganica ha 200-250 specie, il lago Malawi 700-1000 e il lago Vittoria 400-500. Il tutto è ancora più interessante se si pensa che le forme corporee dei ciclidi ricopiano quelle di differenti famiglie di pesci ossei e che si sono specializzati nell'alimentazione. C'è chi mangia alghe, spugne, foglie, molluschi, plancton, scaglie, pinne e occhi di altri pesci, pesci, uova, crostacei, sedimenti...
I tre grandi laghi africani sono differenti per età e forma. I primi due sono lunghi e stretti, relativamente stretti se pensiamo che il lago Malawi è grande quanto Lombardia e metà Piemonte, mentre il lago Vittoria è tozzo e poco profondo. Il lago Tanganica è il più antico con i suoi 8-16 milioni di anni di età, il lago Malawi è di età intermedia con 2-4 milioni di anni, mentre il lago Vittoria è il più giovane con solo 200.000-15.000 anni di età. I primi due laghi sono simili per profondità e caratteristiche ecologiche, mentre il terzo è leggermente diverso. Il lago Tanganica ha ospitato diversi episodi di radiazione, mentre gli altri due hanno sviluppato un unico evento.


Alcune teste di ciclidi che mostrano similitudini e diversità. Ad ogni riga è presentata la griglia che mostra la deformazione della testa subita dalle diverse specie.
A: Labeotropheus fuelleborni. B: Bathybates fasciatus.
D: Spathodus sp. E: Bathybates fasciatus.
G: Labeotropheus fuelleborni. H. Tyrannochromis macrostoma.
J: Neochromis nigricans. K: Pyxichromis parorthostoma.
Barra di riferimento = 1 cm.




Alcuni esempi di mascelle: a) Ramphochromis macropthalmus, un piscivoro b) Haplochromis euchilus, uno scavatore c) un cacciatore di artropodi, Labidochromis vellicans, d) Lethrinops brevis, uno scavatore e) Petrotilapia tridigenter f) Labeotropheus fuelleborni, un mangiatore di alghe, g) Haplochromis similis h) Genyochromis mento, un mangiatore di scaglie.

Lo studio del morfospazio, quello spazio che raccoglie tutte le forme degli organismi, ha rivelato che nei tre laghi i ciclidi si sono evoluti in parallelo, ma con qualche distinguo. I corpi massicci, infatti, sono sempre associati a teste piccole dal morso potente, mentre corpi allungati tendono ad avere teste lunghe "rivolte" verso l'alto nella modalità tipica dei pesci planctivori. Nei ciclidi di tutti i laghi la regione maggiormente variabile è la regione preorbitale del cranio che è associata alla lunghezza delle mascelle, un tratto quest'ultimo che condiziona pesantemente le caratteristiche alimentari di una specie. Anche nella radiazione più giovane e a minor variazione, quella dei ciclidi del lago Vittoria, il tratto preorbitale è il più variabile.
Gran parte delle specie africane sono incubatrici orali, le femmine cioè mantengono nella cavità orale le uova fino alla loro schiusa ed in seguito accolgono anche le larve. Vedete le uova nella bocca?

Se le forme dei ciclidi variano in parallelo viene da pensare che la causa stia nelle caratteristiche ambientali. Tuttavia i ciclidi del lago Tanganica e Malawi, i due laghi più simili, non convergono tra loro più di quanto non avvenga con quelli del lago Vittoria. Probabilmente il caso e un qualche processo deterministico non ancora individuato hanno giocato ruoli ben maggiori di quanto siamo disposti ad ammettere.
Xenotilapia sp. "Sunflower Msamba"
Parte delle Xenotilapia del lago Tanganica è ritenuta un equivalente ecologico della famiglia dei gobidi.

Un'ampia zona del morfospazio dei ciclidi è occupata dalle specie onnivore ai cui margini si trovano pesci con caratteristiche peculiari: i predatori con lunghe mascelle, i pesci più gracili con grandi occhi, i ciclidi dotati di morsi potenti che si cibano di molluschi e artropodi, i ciclidi ad occhi piccoli e mascelle robuste che consumano alghe o altri pesci. Una zona particolare del morfospazio è occupata dai tropheini, una tribù di ciclidi del lago Tanganica che insieme ai ciclidi del lago Vittoria e del lago Malawi forma la maggior parte dei moderni Haplochromini, i ciclidi di maggior successo in Africa. Ebbene, risulta che i tropheini hanno sviluppato forme del cranio più estreme perché si sono trovati a competere con gli altri ciclidi già presenti che li hanno costretti ad essere "creativi".
I ciclidi dei tre grandi laghi non solo permettono di valutare lo sviluppo di forme diverse in ambienti similari, ma anche di apprezzarne il progresso. La variazione morfologica è infatti maggiore nel lago più antico e i dati dimostrano che nei due laghi più giovani il morfospazio non è stato ancora esplorato totalmente.



Eretmodus sp. "North"
Fotografia di Paolo Salvagiani
Un altro caso di convergenza: Eretmodus vs pesci pappagallo della famiglia degli Scaridi.



I ciclidi sono un gruppo particolare di pesci ossei? Non necessariamente. Il differenziamento veloce e intenso delle mascelle e della testa è tipico anche dei salmerini, degli spinarelli, dei centrarchidi, dei coregoni, tutti pesci che hanno invaso i laghi nati al termine dell'ultima fase glaciale dando origine a piccole radiazioni che oscillano tra forme legate al substrato e all'acqua aperta. Ancora una volta, un fenomeno apparentemente eccezionale potrebbe rivelarsi di ampia portata.




Uno spinarello maschio (Gasterosteus aculeatus) nei pressi del nido ripreso in un fontanile.

Cooper W. J, Parsons K., McIntyre A., Kern B., McGee-Moore A., AlbertsonR. C. 2010. Bentho-Pelagic Divergence of Cichlid Feeding Architecture Was Prodigious and Consistent during Multiple Adaptive Radiations within African Rift-Lakes. PLoS ONE, 5(3): e9551.

venerdì 10 dicembre 2010

Nuove specie dal lago Ejagham. Coming soon

Sono state finalmente descritte le specie del lago di cratere Ejagham in Camerun.
Ecco le specie:
- Tilapia ejagham
- Tilapia nigrans
- Tilapia fusiforme

A breve un commento e le foto (si spera)!

giovedì 9 dicembre 2010

Pesci aberranti?

Repubblica oggi dedica un articolo agli errori dell'evoluzione. Siamo nel campo del perché esista la "pelle d'oca", il singhiozzo, l'ernia, l'obesità e così via; della triste constatazione che il nostro corpo si evolve troppo lentamente e che ci troviamo a fronteggiare la guerra quotidiana con armi d'altri tempi. Vi state chiedendo perché si debba parlare di tutto ciò in un blog dedicato ai ciclidi, ai pesci, a tutte quelle schifezze che vivono in acqua ed ai libri loro dedicati? Basta guardare sotto.


Secondo l'autore, non è solo, il nostro organismo non si limita ad essere rimasto agli albori, ma ha la struttura di un pesce che si è adeguato a vivere sulla terraferma e negli ultimi tempi a stare eretto. Il problema è tutto lì; siamo pesci modificati ed anche tanto, ma pesci rimaniamo, con tutto quello che ne consegue. Il libro in realtà è dedicato a Tiktaalik roseae, ma l'autore oltre ad essere paleontologo è anche professore di anatomia e chi meglio di un anatomista può spiegare virtù e, soprattutto difetti, del nostro corpo? Se volete qualche notizia in più sul libro leggete la recensione del mio amico Percomorfo.

lunedì 6 dicembre 2010

Che ne dite?

Dopo la pausa estivo-invernale ho finalmente ripreso in mano il libro sui fontanili ed ho iniziato ad impaginare qualcosa. Vi sono vari errori grafici che devo aggiustare, ma è solo per dare un'idea. Appena finisco di scrivere un capitolo vi presento qualcosa anche di quello. Che ne dite?









sabato 4 dicembre 2010

Niente latte, solo muco, please. Siamo pesci.

Wikimedia commons, Überraschungsbilder

Trappola per microorganismi, ricettacolo di anticorpi e antimicotici, barriera ai raggi ultravioletti, regolatore degli scambi tra corpo e ambiente esterno, bozzolo per la notte (pesci pappagallo), accumulatore di acqua, il muco prodotto dalle cellule epidermiche dei pesci ne sa una più del diavolo. Una tra le funzioni più peculiari è quella di fungere da alimento per i piccoli. Esistono, infatti, circa una trentina di specie di pesci le cui larve si nutrono nei primi periodi di vita della secrezione mucosa della pelle dei genitori e la maggior parte di esse sono ciclidi. Tra tutti, tuttavia, solo i discus, le specie del genere Symphysodon, diffusi in Sud America si affidano esclusivamente per la dieta dei piccoli a questo genere di alimentazione. In natura i discus vivono nelle acque tenere e acide del bacino idrografico del Rio delle Amazzoni. Si trovano sia nelle acque nere, che in quelle bianche o chiare. In pratica vivono in ambienti che possono essere da molto ricchi a molto poveri di sostanze organiche. Si affollano a centinaia nei pressi di grossi tronchi, che per la torbidità dell'acqua sono spesso gli unici elementi presenti nel paesaggio acquatico, formando branchi che appaiono surreali a causa della strana forma a disco che questi pesci sviluppano.

Se parlare di muco come cibo vi ha richiamato alla mente il latte dei mammiferi sappiate che non siete andati lontano dal vero (perlomeno a me è successo così; sono morboso?). Uno studio recente ha infatti evidenziato che, come il latte, il muco possiede quantità elevate di immunoglobuline che vengono passate ai giovani in modo simile al passaggio degli anticorpi dalla madre al figlio attraverso il latte nei mammiferi. Con il muco passano anche alcuni ormoni come la prolattina e il cortisolo. La prolattina è implicata nella regolazione osmotica come il cortisolo che è tipicamente un ormone dello stress. Tutti e due gli ormoni sono vitali per regolare l'ambiente interno dei discus, soprattutto nelle acque povere di ioni dell'Amazzonia.
A dire la verità c'è qualcosa in cui i discus hanno superato i mammiferi. Hanno raggiunto la parità dei sessi. Sia il maschio che la femmina devono nutrire i piccoli che sono estremamente voraci. Se uno dei genitori si tirasse indietro la covata non si svilupperebbe. Ecco il vero collante della monogamia: se scappi niente discendenti!

Buckley J., Maunder R. J., Foey A., Pearce J., Val A., Sloman K. A., 2010. Biparental mucus feeding: a unique example of parental care in an Amazonian cichlid. Journal of experimental Biology, 213: 3787-3795.

mercoledì 1 dicembre 2010

Danakilia dinicolai, il ciclide del mare che era.

Asmara, 1997

"Quand'è che andiamo a quel lago nel vulcano, quello coi pesci di mare?" Di cosa stavano parlando? Chiesi informazioni e mi spiegarono che una guida turistica loro amico gli aveva raccontato che in quel lago nella depressione dancala c'erano pesci di mare. Una volta là c'era il mare, pensai io. Lo contattai e lui mi assicurò di avervi visto delle cernie. Dovevo andare a vedere. Se fosse stato vero... era come la scoperta di un nuovo mare separato da migliaia di anni dal Mar Rosso.
Con due macchine e tre amici partimmo all'inizio del 1998 verso il nuovo oceano. Viaggio pazzesco, perché era prima della guerra non c'erano strade, solo piste incredibili, peggio che in Congo. Alla fine ci arrivammo e mi tuffai in acqua con pinne e boccaglio. I pesci c'erano, ma ovviamente non erano di mare. Erano ciclidi. Certo la guida, di origine italiana forse pensava che se dei pesci erano colorati dovevano essere di mare. Errore! Non conosceva i ciclidi.


Danakilia dinicolai, maschio
Fotografia di Giuseppe de Marchi

Così inizia la storia che porterà alla descrizione di Danakilia dinocolai e a parlare è Giuseppe De Marchi, uno dei descrittori di un ciclide appartenente a un genere le cui uniche due specie portano il nome di italiani: Danakilia franchettii e D. dinicolai. Danakilia appartiene al gruppo di quei ciclidi complessivamente chiamati tilapia ed è caratterizzato dall'avere denti a tre punte (tricuspidi) contrariamente a tutti gli altri rappresentanti del gruppo che hanno denti a due punte e dalla diffusione nella depressione dancala nell'Etiopia settentrionale. Le tilapia sono ospiti frequenti del blog e qui trovate alcune notizie utili che le riguarda. Danakilia dinocolai è stata rinvenuta in un lago di cratere, ma generalmente le tilapia hanno un piano corporeo più generalista, meno specializzato, che le relega ai fiumi e le rende incapaci di competere adeguatamente con i ciclidi più specializzati dei laghi. Prima di fornire la solita breve scheda della nuova specie, mi piace sottolineare che ciclidi e laghi di cratere sono ormai un binomio collaudato. Per quanto i laghi possano essere piccoli, inospitali, uniformi e monotoni dal punto di vista ambientale, i ciclidi hanno saputo sfruttare le loro occasioni. Chissà in quanti altri laghi di cratere vi sono ciclidi ancora sconosciuti alla scienza.

Lago Abaeded
Fotografia di Giuseppe de Marchi


Danakilia dinicolai n. sp.

Diagnosi D. dinicolai viene distinta da D. franchettii per possedere pinne pettorali più lunghe, per avere nella fila esterna nelle mascelle orali denti più robusti e in numero inferiore e per l'osso faringeale relativamente massiccio, più lungo che ampio, con un numero quasi doppio di denti nella fila posteriore.

Distribuzione Specie diffusa unicamente nel lago Abaeded, un piccolo lago di cratere di 450 m di ampiezza e 10 m di profondità, sul confine nord occidentale della depressione dancala in Eritrea a 132 km dalla città di Massawa.

Ecologia Il lago in cui vive Danakilia dinicolai è alimentato unicamente da alcune sorgenti e è abitato solamente da un altra specie di pesce osseo e da un anfibio. Le sponde sono ricche di cannuccia palustre (Phragmites australis) ai cui piedi si concentrano i ciclidi. Le aree sabbiose del lago sono ricche di nidi a cratere occupati dai maschi in livrea riproduttiva di D. dinicolai.

Danakilia dinicolai, femmina
Fotografia di Giuseppe de Marchi

Etimologia La specie è nominata in memoria di Ernesto Di Nicola, perito tragicamente per un incidente durante la spedizione al lago tenutasi nel 2001.

Note La depressione dancala è il risultato di ampi movimenti tettonici e in passato, nel tardo Pleistocene, è stata un bacino marino intermittente. L'origine delle due specie di Danakilia, le separano 160 km di arido ambiente desertico, potrebbe perciò risalire al Pleistocene oppure al prosciugamento dei grandi laghi salini che occupavano la depressione dancala iniziato dai 9000 ai 5000 anni fa. Altrettanto incerta è la posizione del genere Danakilia. Trewavas ha ipotizzato delle affinità con Iranocichla ormuzensis e Tristramella della valle del Giordano, ma fino ad ora non è stato ancora possibile estrarre il DNA di Danakilia per le analisi molecolari che potrebbero contribuire alla soluzione del mistero.


Un sincero ringraziamento a Giuseppe De Marchi per la disponibilità a fornire immagini e informazioni e per la piacevole chiacchierata via mail.


Giuseppe De Marchi