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sabato 21 agosto 2010

Fontanili e rane


Rana latastei

Anfibi e fontanili non sono in genere una buona accoppiata. L'acqua è troppo fredda e troppo corrente e soprattutto vi sono un sacco di pesci, per giunta predatori. Questo è il motivo per cui, da avvocato specializzato in cause perse, mi ero incaponito in una tesi che avrebbe unito i due (non mi importava se erano rane, rospi e tritoni, bastava che fossero anfibi). Dopo averne visitati una cinquantina, impiegando quasi tutto il periodo utile alla riproduzione, venne la fatidica sera in cui trovai un'ottantina di ovature di rana di lataste. La mia tesi nacque in quel posto, tra il profumo penetrante della menta acquatica ed il sapore della nebbia che allora non era come adesso (ho sempre desiderato scriverlo!). Eravamo agli inizi degli anni '90, quando della rana di Lataste, un endemita della pianura padano-veneta, se ne sapeva ben poco e trovare una stazione riproduttiva in un fontanile disperso tra gli interminabili campi di mais della pianura bergamasca era un fatto che destava un qualche stupore. La sorpresa fu ancora maggiore quando nel fontanile a poche centinaia di metri da questo, scoprii una colonia di rospo comune. Peccato che la sex ratio non fosse fra le ottimali: 50 maschi e due femmine (una era morta per annegamento, probabilmente dovuto ai troppi maschi che l'avevano coperta impedendole di tornare in superficie a respirare).


Del fontanile delle rane è rimasto poco dato che il terzo millennio ha portato via le alberature che ornavano le ripe del fontanile, eliminato i tini in legno sostituendoli con quelli in cemento e soprattutto mandato in secca la risorgiva per qualche anno. Benché qualche adulto lo abbia osservato, da allora non ho più trovato ovature di rana di Lataste. E del fontanile dei rospi? Quello subì una sorte forse peggiore: costruirono una passerella in legno sulle ripe e delle panchine in legno e di tanto in tanto immettono le trote per la giornata del giovane pescatore.


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