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sabato 31 luglio 2010

Mexico!


Se non avete possibilità di viaggiare (non tutti possiedono l'intraprendenza di Enrico!), ma morite dalla voglia di osservare i ciclidi in natura, non rimane che acquistare un buon DVD. Sul mercato non c'è molto e quasi tutto è prodotto da appassionati. Oggi vorrei consigliare Mexico di Willem Heijns di recente uscita. Heijns, qui trovate un'intervista che dà un'idea del personaggio, non è nuovo a imprese del genere dato che in passato ha pubblicato un DVD sui ciclidi dei laghi di cratere del Nicaragua. Per capire di che qualità siano i filmati di questo ultimo lavoro ne ho riportati alcuni tratti dal suo canale che trovate in youtube (ecco qua il link).








Nel DVD sono presenti filmati per un totale di cinquanta minuti che mostrano molte specie di ciclidi messicani nei loro ambienti naturali, soprattutto durante il periodo riproduttivo. Vi trovate per esempio il noto comportamento di stirring (un genitore si intrufola nella sabbia per alzare il detrito di cui si potranno cibare i piccoli). Seguendo il menu vi è la possibilità di scegliere che località volete visualizzare in modo fornire uno spunto se desiderate ricreare in acquario un particolare biotopo (ammesso che il concetto di biotopo vi sia caro, dato che non per tutti è così). Tra le località più famose presenti nel DVD cito: Tamasopo, Cuatro Ciénegas, Media Luna, Cenote Azul... Non cercate informazioni su specie, parametri chimico-fisici o altro. Non ve ne sono, ma per noi ciclidofili è già molto quanto c'è.

venerdì 30 luglio 2010

La battaglia delle farfalle


Recentemente sono stato scelto per recensire un volume che parla di farfalle e quindi mi è naturale proporre anche in questa sede la mia recensione. Per chi volesse candidarsi come recensore segnalo La Mucca di Schrödinger, un luogo di ritrovo e scambio virtuale per chi legge libri di scienza, fondato da Edizioni Ambiente, Sironi Editore e Zanichelli Editore dove si regalano libri di divulgazione scientifica a chi ha voglia di tornare a parlarne. Dimenticavo, lo trovate in facebook.

Nell’anno della biodiversità mi sarei aspettato un profluvio di libri riguardanti specie a rischio di estinzione, habitat in pericolo, personaggi che hanno lottato o lottano per l’ambiente e che sono in grado catalizzare l’attenzione sul degrado del nostro pianeta, ma fino ad ora le mie attese sono state deluse. Tra le poche presentate al pubblico possiamo però fortunatamente annoverare alcune pubblicazioni di grande qualità; tra queste La battaglia delle farfalle di Peter Laufer.
Al primo impatto questo libro sembra incentrato sulla minaccia che certa parte del collezionismo di lepidotteri rappresenta. In realtà il collezionismo è solo uno dei molteplici aspetti che l’autore affronta nel delineare il mondo di questi invertebrati. Credo di poter ravvisare tre diversi livelli di lettura. Prima di tutto vi sono le farfalle viste come organismi viventi e Laufer intervista studiosi, appassionati e protezionisti mettendone a fuoco la biologia e la biodiversità. Ogni pagina riserva qualche sorpresa. Questi insetti per esempio, pur essendo da sempre collegati a sensazioni di bellezza, libertà, spensieratezza, speranza che sembrano metterli al riparo delle difficoltà della vita, devono fronteggiare gli usuali problemi dell’esistenza alla pari di ogni altra creatura: mangiare, non essere mangiati, riprodursi. Le soluzioni sono a volte imprevedibili. È il caso degli stupri che i maschi di alcune specie compiono ai danni delle femmine allo stadio di pupa e che Laufer presenta nelle prime pagine spacciandoli per vita ordinaria di una farfalla. A noi uomini la vicenda appare raccapricciante, ma si tratta di un espediente necessario per assicurare alle femmine i maschi “migliori”. Infatti, attraverso l’emissione di potenti feromoni, sono le femmine stesse a chiamare i maschi che lotteranno tra loro per arrogarsi il diritto all’accoppiamento.
Vi sono poi le farfalle in quanto oggetto. Laufer svela un commercio internazionale di farfalle che finiscono nelle collezioni di migliaia di appassionati, alcuni dei quali disposti a sborsare cifre esorbitanti per le specie più pregiate. Viene ritratto anche un mercato nero dove si muovono individui di pochi scrupoli disposti a tutto pur di poter catturare e vendere una specie protetta e che sono braccati dai tutori della legge che altrettanto tenacemente si sforzano di incastrarli. In questo panorama, a tratti desolante, Laufer visita gli allevamenti di farfalle che producono legalmente individui destinati alle collezioni o ad essere liberati in cerimonie quali matrimoni, funerali e compleanni. La ciliegina sulla torta è costituita dalle farfalle, in verità sono i bruchi ad essere consumati generalmente, utilizzate come alimento umano: un aspetto che un occidentale fatica davvero a digerire.
Per finire Laufer si muove con agio anche nel campo dell’arte e della conservazione dell’ambiente (qui le farfalle sono viste come simbolo). Laufer passa in rassegna la produzione di artisti pressoché sconosciuti e di quelli più noti come Damien Hirst che ha visto battere all’asta per la modica somma di quattro milioni di dollari opere prodotte utilizzando farfalle come materiale. Il simbolo per eccellenza di ambienti a rischio di alterazione e distruzione è, invece, la farfalla monarca che compie traversate enormi per andare a riprodursi nelle foreste di abete sacro del Messico. Su queste foreste, minacciate dalla contrabbando del legname attuato da organizzazioni criminali e da agricoltori alla ricerca di una integrazione di reddito, si focalizzano gli sforzi delle organizzazioni internazionali che cercano di insegnare alle popolazioni locali il valore economico ed ambientale del territorio in cui vivono. Le farfalle monarca potranno sopravvivere a riduzione, frammentazione o scomparsa delle foreste di abete sacro?
Ho trovato il libro piacevole, istruttivo e appassionante al punto che ora, quando incontro una farfalla, mi chiedo cosa sia, dove vada, perché sia lì. Scienza e conservazione vengono trattate andando oltre gli aspetti tecnici e coinvolgendo i principali attori dei diversi campi. Leggeremo altri libri del genere? Lo spero. In questa occasione si è parlato di farfalle, ma di soggetti adatti (tartarughe, orchidee, coralli, felini…) ve ne sono molti altri e perché si inizi a comprendere cosa è la biodiversità abbiamo bisogno di ascoltare altre storie.


La battaglia delle farfalle
Reportage sulla creatura più fragile del pianeta
Peter Laufer
Pagine: 272
€ 19,00


sabato 24 luglio 2010

E siamo a 20: Australoheros capixaba

Con questa nuova descrizione le specie descritte del genere Australoheros sono ormai 20. Sul fatto che Australoheros debba avere così tante specie ho già espresso qualche dubbio (ecco l'ultimo post che li riportava). Nella descrizione ho notato che si fa riferimento ad un lavoro che riguarda il concetto filogenetico di specie di Wheeler e Nixon (1990). Il concetto filogenetico afferma che una specie è un raggruppamento di individui che si può distinguere da altri raggruppamenti (teoricamente basta una qualunque caratteristica) all'interno del quale è possibile identificare un processo di ascendenza-discendenza. Se andate a leggere quest'ultimo articolo trovate che il metodo di analisi proposto dovrebbe ridurre il numero delle specie. Il tutto suona come una beffa. Australoheros capixaba resisterà al tempo o cadrà presto in sinonimia? Per saperlo occorrerebbe comparare tra loro le specie brasiliane come già dicevo in passato e fin quando non ci sarà tale analisi il tutto rimarrà sospetto.
Di seguito qualche informazione sulla nuova specie (purtroppo nel lavoro scientifico non sono riportate notizie dell'ecologia della specie).


Australoheros capixaba n. sp. Ottoni 2010

Diagnosi. Riassumendo Australoheros capixaba può essere distinta dai congeneri per avere 12 vertebre caudali (una caratteristica tipica delle specie di Australoheros sud orientali che le distingue da quelle del fiume Paraná-Uruguay e della Laguna dos Patos che ne hanno 13 – 15) e per la zona pettorale rossastra, per le macchie di grandi dimensioni nella regione dorsale del tronco e per le pinne pelviche verdi. A. capixaba differisce inoltre per il peduncolo caudale più lungo, per i raggi duri della pinna anale più lunghi e in numero inferiore come per i raggi duri della pinna dorsale.

Distribuzione. Bacino del Rio São Mateus, del rio Itaúnas, del rio Barra Seca e del basso corso del rio Doce (Brasile sud orientale).

Etimologia. Capixaba è il termine con cui viene indicata la popolazione dello Stato brasiliano dello Spirito Santo (A. capixaba è la prima specie descritta per questo stato).

Wikimedia commons




mercoledì 7 luglio 2010

A volte ritornano

Ovviamente non parlo di me anche se qualcuno a ragione potrebbe pensarlo, ma di ciclidi del lago Vittoria che troviamo nuovamente sul numero di Nature pubblicato oggi online. Il ritorno del titolo tuttavia si riferisce ai ciclidi che stanno riapparendo nel lago. Il lago Vittoria ospitava in passato infatti oltre 500 specie di questi pesci, ma il paradiso fini' quando negli anni '60 un uomo con un secchio introduceva un potente predatore, la perca del nilo (Lates niloticus). I nuovi arrivati sconvolsero l'ecosistema predando i ciclidi ed alterandone la rete alimentare. Il problema è che il persico del nilo è un pesce che troviamo quotidianamente al supermercato e sulle nostre tavole e le autorità africane non sembrano avere reale intenzione di porre un freno alla diffusione del predatore che viene visto come il salvatore delle economie locali. Se volete saperne di più vi consiglio di leggere Lo strano caso del lago Vittoria e di vedere il film L'incubo di Darwin da cui ha preso spunto.


Ole Seehausen, che studia i ciclidi del Lago Vittoria da oltre vent'anni, è ormai sicuro che i ciclidi stanno riapparendo nel lago al punto da aver riportato la biomassa ai livelli del passato, ma non tutto è come prima. Le specie conosciute e studiate in precedenza sono poche, mentre appaiono numerose specie che sembrano essere ibride. Come già noto l'ibridazione è causata dall'eutrofizzazione dell'acqua che filtra la luce ed impedisce alle femmine di riconoscere correttamente i partner. Nuove invece sono le convinzioni che gli ibridi sembrano ben adattati all'ecosistema alterato e che sono in grado di coesistere con la perca del Nilo a differenza dei ciclidi di quarant'anni fa. Stiamo assistendo alla fase iniziale di una nuova radiazione? Oppure si tratta del canto del cigno delle ultime specie di ciclidi del Lago Vittoria?

Spinney L. 2010. Evolution: Dreampond revisited. Nature 466(7303): 174-175.


L'articolo su Nature è liberamente scaricabile a questo link.