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mercoledì 30 dicembre 2009

Giochiamo? (English version)

In questo post avevo lanciato il quiz su chi era il grande tassonomo che aveva lavorato sui ciclidi e che propugnava il concetto cinico di specie: "una comunità, o un insieme di comunità, le cui caratteristiche morfologiche distintive sono, secondo l'opinione di un sistematico competente, sufficientemente definite per dotarla, o dotarle, di un nome specifico."
Vorrei chiudere il discorso. Fatevi avanti con le vostre proposte!

This is the cynical concept of species. Species is "whatever a competent taxonomist chooses to call a species". The complete quotation, given by Julian Huxley, is: "species is a community, or a number of communities, whose distintictive morphological characters are, in the opinion of competent systematist, sufficiently definite to entitle it, or them, to a specific name." Who was the taxonomist who said this? Obviously he's a taxonomist who worked on cichlids.

martedì 29 dicembre 2009

Andinoacara stalsbergi: il terrore verde ha un nome

Andinoacara stalsbergi
Fotografia di Alf Stalsberg


Andinoacara stalsbergi
sp. n.

Diagnosi Molto simile a A. rivulatus con cui condivide le notevoli dimensioni (oltre i 20 cm di lunghezza totale), la livrea delle guance e la striscia verticale anteriore e posteriore alla macchia rettangolare mediolaterale. Se ne differenzia per il margine bhianco della pinna dorsale e caudale e per le scaglie che appaiono chiare al centro e scure ai bordi. In acquariofilia la specie è conosciuta come Aequidens sp. "Green Terror" oppure Aequidens sp. "Silbersaum".

Dimorfismo sessuale Non esiste un evidente dimorfismo sessuale. Generalmente i maschi sono più grandi e sviluppano una prominente bozza sulla nuca.

Distribuzione geografica Costa peruviana dell’Oceano Pacifico. Nel Perù settentrionale e lungo la costa dell’Ecuador è presente una forma simile che in acquariofilia è conosciuta come Aequidens “Goldsaum” che fino ad ora è stata trattata come una forma di A. rivulatus.

Note ecologiche A. stalsbergi frequenta acque alcaline e dure arrivando a tollerare anche acque salmastre. Gli ambienti acquatici in cui si rinviene la specie non presentano generalmente vegetazione sommersa.

Comportamento riproduttivo In acquario la specie è monogama e forma coppie stabili dove entrambi i genitori si prendono cura della prole. All’interno del legame di coppia è possibile tuttavia osservare la tipica suddivisione dei ruoli in cui il maschio difende il territorio e la femmina è più attiva nelle cure parentali.

Andinoacara rivulatus
Fotografia di Alf Stalsberg

Note Sulla necessità di erigere il genere Andinoacara ne avevo già parlato in questo post. Qualche parola invece va spesa sull'analisi molecolare condotta su 8 geni che ha coinvolto il genere. Ne emerge che A. stalsbergi e A. rivulatus mostrano differenze minime. Ho come il sospetto che se non ci fossero state la differenza di livrea (la differenza di colore a livello di scaglie) e la distribuzione allopatrica (una nel Perù, l'altra invece nell'Ecuador) pochi si sarebbero scomodati a descrivere una nuova specie. Per questo gli autori lasciano ad un certo punto cadere l'affermazione che a guidare il loro lavoro è il concetto evolutivo di specie. Secondo questo concetto due specie si differenziano tra loro perché hanno una diversa storia alle loro spalle che in questo caso è stata valutata alla luce dei geni (potete guardare la figura 7 nell'articolo che mostra la biforcazione tra le due specie). Non mi soffermerò sul fatto che le analisi molecolari danno una storia dei geni e non delle specie e che a seconda dei geni presi in considerazione le parentele sembrano cambiare. Quasi sicuramente gli autori hanno ragione, A. rivulatus e A. stalsbergi sono due specie differenti e a dimostrarlo concorrono sia l'analisi morfologica che quella molecolare. Probabilmente anche se si fosse considerato il concetto biologico di specie si sarebbe giunti alle medesime conclusioni. Penso tuttavia che ancora una volta si sia dimostrato che il lavoro pratico di tanti tassonomi, per quanto si dica il contrario, parta principalmente dalla forma; in fondo siamo umani e la vista per noi, e non solo per noi, conta ancora parecchio, soprattutto quando siamo solo alla superficie della biodiversità.


Andinoacara rivulatus
Fotografia di Florent de Gasperis

Musilová Z., Schindler I., Staeck W. 2009. Description of Andinoacara stalsbergi sp. n. (Teleostei: Cichlidae:Cichlasomatini) from Pacific coastal rivers in Peru, and annotations on the phylogeny of the genus. Vertebrate Zoology. 59(2): 131 – 141.

domenica 27 dicembre 2009

Intermezzo

Un gruppo di femmine di spinarello (Gasterosteus aculeatus) in un fontanile.
Fotografia di Marco Fava.

Pochi pesci hanno contribuito alla comprensione dell'evoluzione per selezione naturale e del processo di speciazione come lo spinarello (Gasterosteus aculeatus) che ha impegnato generazioni intere di scienziati di cui Niko Timbergen, premio Nobel per la Fisiologia e la Medicina nel 1973 con Karl von Frisch e Konrad Lorenz, è forse il più illustre esempio. Probabilmente tutto ciò è dovuto al fatto che lo spinarello è un telesteo inusuale. Ha un areale molto ampio che lo vede colonizzare sia l'emisfero boreale che l'australe. Vive sia in acqua dolce che in mare, adattandosi ad ampi intervalli di salinità e temperatura che lo spingono a manifestare notevoli variazioni morfologiche. Le reazioni degli studiosi a tanta diversità sono state altrettanto ampie e diversificate ed in passato si è arrivati ad avere oltre 50 specie differenti che ora sono state riunite in 4 taxa validi.
Se leggerete l'ultimo corposo numero di Journal of Fish Biology (Novembre 2009) potrete cogliere i due grandi filoni di ricerca che interessano questo pesce. Il primo riguarda il comportamento dello spinarello, in particolare del maschio durante la fase riproduttiva che anch'io ho potuto osservare questa primavera in natura. L'altro filone riguarda invece le variazioni morfologiche, fisiologiche e comportamentali della specie.
Buona lettura, nel caso spinarello troverete tutti i grandi temi dell'evoluzionismo, passato, attuale e futuro.

Maschio in livrea riproduttiva di spinarello (Gasterosteus aculeatus).
Fotografia di Marco Fava.

PS: le immagini che accompagnano questo post sono un piccolo saggio dell'apparato iconografico del libro che sto scrivendo sui fontanili e che dovrebbe vedere la luce nel 2010.

sabato 26 dicembre 2009

Neve!

Trenta ed oltre centimetri di neve sono un'occasione troppo invitante per lasciarsela scappare. Così invece di aggiornare il blog come promesso con il post su Andinoacara la mattinata di martedì è stata spesa in un'escursione all'unico fontanile che posso raggiungere a piedi durante le nevicate. Questo fontanile ha acqua solo durante il periodo primaverile-estivo e durante l'inverno entra in secca. Questo fatto esclude la presenza di pesci e permette agli anfibi di costituire popolazioni di discrete dimensioni.

D'estate è quindi possibile osservare numerosi anfibi (rana verde, raganella italiana, tritone crestato e punteggiato) ed alcuni uccelli acquatici (gallinelle d'acqua e tuffetti). D'inverno a farla da padrone sono gli uccelli svernanti, comuni come pettirosso, scricciolo, oppure meno diffusi.
Durante l'altra mattinata ho potuto notare quanto erano affamati i pettirossi che hanno continuato ad inseguirci per tutto il percorso. Parliamo spesso di selezione naturale ma tendiamo a sottovalutare che è soprattutto in questi momenti che agisce. Inizialmente indeciso se mantenere l'usuale distacco dello scienziato-osservatore alla fine ho sparso qualche manciata di semente per gli uccelli. Il fontanile sorge in una zona "protetta" e val la pena intervenire per mantere il fragile equilibrio che si faticosamente è instaurato in questi anni.


Pettirosso (Erithacus rubecola).

mercoledì 9 dicembre 2009

Preludio

L'ultimo numero di Vertebrate Zoology si è rivelato particolarmente ghiotto per i ciclidofili per la ridescrizione di Laetacara curviceps e la descrizione di Andinoacara stalsbergi. Ho intenzione di dedicare un paio di post a queste specie, ma per evitare di rendere particolarmente pesante la discussione della nuova specie di Andinoacara intendo postare una piccola premessa. Ne secondo articolo si cita il concetto evolutivo di specie di Wiley (1978): una specie in evoluzione è un unico lignaggio di popolazioni in relazione ancestrale-discendente che mantiene la propria identità rispetto ad altri lignaggi così definiti e che ha tendenze evolutive e destino storico propri e specifici. Questo concetto suona leggermente diverso dal solito concetto biologico di specie come quello "classico" di Mayr del 1942: le specie sono gruppi di popolazioni naturali che realmente (o in potenza) si riproducono e che sono isolate riproduttivamente da altri gruppi analoghi.
I concetti evolutivi di specie, ce ne sono diversi, tentano di inglobare nella definizione di specie il fattore tempo. Semplificando potrei dire che una specie è un gruppo di popolazioni che nel tempo evolve un insieme unico di caratteristiche che la distingue da altre specie. Ricordatelo quando parlerò di Andinoacara stalsbergi che possiede scaglie chiare dai bordi scuri e per questo può essere distinto facilmente da A. rivulatus che ha scaglie scure a bordi chiari. Ovviamente questa non è l'unica differenza tra le due forme, ma è la principale. Nell'articolo vengono citate anche differenze genetiche che tuttavia appaiono di scarsa entità.

Andinoacara sp. "Maracaibo", una forma diffusa nel bacino idrografico dell'omonimo lago in Venezuela che dovrebbe rappresentare una nuova specie.
Fotografia di Florent de Gasperis.

Tutto ciò mi ha ricordato il concetto "cinico" di specie che ha trovato in un famoso ittiologo uno dei massimi esponenti. Secondo costui la specie è "una comunità, o un insieme di comunità, le cui caratteristiche morfologiche distintive sono, secondo l'opinione di un sistematico competente, sufficientemente definite per dotarla, o dotarle, di un nome specifico." Come dire, viste le differenze di colorazione tra le due forme troviamo qualcosa che giustifichi la descrizione di una nuova specie. Sono solo malignità le mie? Nel prossimo post una risposta, forse.
Nel frattempo una risposta datela voi. Chi è il famoso ittiologo (dovrebbe essere noto ad ogni ciclidofilo) epigono del concetto cinico di specie?

martedì 1 dicembre 2009

Piccoli girasoli crescono

Xenotilapia sp. "sunflower Msamba" ad otto mesi di età.

Mi sono accorto di non avere più aggiornato le notizie sulla crescita delle piccole Xenotilapia sp. "sunflower Msamba" che erano nate ad Aprile e stasera ho scattato alcune fotografie. Di questa specie ho un gruppetto di sette piccoli (i genitori sono stati ceduti data la mia cronica mancanza di spazio) che stanno tutto sommato crescendo bene; si vedono infatti già un paio di coppie impegnate nelle classiche prove di forza tra maschio e femmina che sono fondamentali perché si saldi il legame che li porterà ad essere riproduttori efficaci.

Xenotilapia sp. "sunflower Msamba" ad otto mesi di età.

Ecco anche un lieve divertissement riguardante l'ultima specie che sto allevando. Oggi, al ritorno dal lavoro, ho avuto la sorpresa di trovare una femmina con la bocca piena di uova ed un paio di crateri.

Potrebbe essere quasi di tutto!