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mercoledì 26 novembre 2008

Diversità nascoste: Gymnogeophagus gymnogenys

Gymnogeophagus gymnogenys "El Tigre"
Fotografia di Marko Lenac

Che sia finita la sbornia africana? Ultimamente si parla sempre più spesso di Ciclidi sudamericani, non solo tra i ciclidofili che non li hanno mai dimenticati, ma anche tra gli studiosi. Un lavoro recente si occupa dei modelli di differenziazione in Gymnogeophagus gymnogenys attraverso la "solita" analisi del DNA mitocondriale. Ecco l'abstract. L'avevo anticipato, ma non avevo ripreso il discorso.
In questo lavoro, un paio di risultati sembrano interessanti. Alcune località mostrano ridotti scambi genetici tra alcuni gruppi di individui. Alcune popolazioni (come quelle del Rio Yi nella fotografia) sono costituite da diversi lignaggi. Queste due evidenze potrebbero essere prove di una differenziazione dovuta a speciazione simpatrica basata su fattori ecologici (specializzazioni alimentari) e sulla selezione sessuale come in alcuni ciclidi dei laghi del Camerun o del lago Vittoria. Potrebbero essere, ma non esiste la certezza della speciazione simpatrica dato che la situazione attuale potrebbe anche essere il risultato di differenziazioni iniziate in popolazioni situate in corpi d'acqua diversi che poi sono venute in contatto in un secondo momento per mutamenti ambientali (barriere geografiche esistenti che scompaiono per esempio).

Gymnogeophagus cf. gymnogenys "Rio Yi"
Fotografia di Marko Lenac

Il solito orologio molecolare (ne avevo già parlato in precedenza, per esempio in questo post) data la separazione di Gymnogeophagus meridionalis da G. labiatus e di G. labiatus da G. gymnogenys a circa 4-5 milioni di anni fa. Lo scenario proposto per la differenziazione di G. cf. gymnogenys sembra congruente con la conquista da parte del mare (tragressioni) delle coste avvenute nel Pleistocene e nell'Olocene che produsse importanti modificazioni ambientali nel Brasile Sud orientale e nell'Uruguay meridionale.
Al di là delle ipotesi resta che i G. gymnogenys possono essere divisi in quattro gruppi di specie (identificabili grosso modo con le popolazioni del bacino del Rio de la Plata, del bacino della Laguna Merin, del bacino del Rio Negro e del bacino del Rio Uruguay superiore) che mostrano differenze genetiche talmente elevate da essere paragonate a quelle delle linee che hanno prodotto più specie tra i Ciclidi africani. Ecco, ancora una volta siamo tornati all'Africa. Ma non ne eravamo ebbri?

domenica 23 novembre 2008

I Ciclidi di Darwin: nove in un colpo!

Se occorresse assegnare il primo premio a chi ha descritto più specie in una unica pubblicazione, credo che il trofeo andrebbe a Linneo per avere descritto in media più di cinquecento specie per lavoro. Al confronto le 9 specie appena erette di Australoheros scompaiono, ma suscitano ugualmente qualche meraviglia. Ma su questo tema tornerò dopo. Per ora ecco le nove nuove specie tutte provenienti dal Brasile meridionale: Australoheros autrani, Australoheros barbarosae, Australoheros ipatinguensis, Australoheros macacuensis, Australoheros macaensis, Australoheros muriae, Australoheros paraibae, Australoheros robustus, Australoheros saquarema. Ecco il pdf liberamente scaricabile.
Il genere Australoheros è stato istituito nel 2006 da Sven Kullander e Oldřich Říčan per raccogliere le specie del gruppo "Cichlasoma" facetum e si configura come il genere più meridionale tra i cichlasomatini (il nome generico significa proprio questo: Heroini meridionali) dato l'areale che comprende i sistemi del Rio Paraná-Rio Paraguay e del Rio Uruguay. In pratica questi ciclidi sono diffusi in Argentina, Uruguay e Brasile (fino allo stato di Bahia). Gli Australoheros vengono identificati da un basso numero di scaglie, un ridotto numero di vertebre, da una livrea riproduttiva caratterizzata dalla interruzione delle barre addominali nella parte dorsale e da uno stadio giovanile con xantofori alla base della pinna caudale.
Per chi volesse vedere qualche fotografia vi rimando al blog di Enrico che mostra alcune immagini scattate in Uruguay. Ecco il post!
Attualmente le diverse specie di Australoheros, perlomeno quelle descritte, dovrebbero ammontare a 18 (quelle non ancora descritte sono almeno 4):
A. autrani
A. barbarosae
A. charrua
A. facetus
A. forquilha
A. guarani
A. ipatinguensis
A. kaaygua
A. macacuensis
A. macaensis
A. minuano
A. muriae
A. paraibae
A. ribeirae
A. robustus
A. saquarema
A. scitulus
A. tembe


La descrizione delle ultime nove specie presta il fianco a qualche critica dato che gli esemplari conservati in alcool sembrano avere tutti lo stesso colore. Dal vivo le diverse specie mostrano colorazioni maggiormente diversificate, ma questi ciclidi hanno dimostrato notevole variazione di colore anche all'interno della stessa popolazione. Per definire meglio il caso occorre anche dire che ogni specie è ristretta ad un determinato fiume. Forse siamo in presenza di un caso in cui si è ecceduto nello splitting, la tendenza a dividere popolazioni simili in tante specie diverse. Nel lavoro, inoltre, sembra mancare anche un qualsiasi confronto con specie già descritte. Insomma si potrebbero fare le pulci per bene.
Al di là dell'opera di revisione di cui questo genere sembra abbia necessità, gli Australoheros insegnano qualcosa riguardo i pattern di distribuzione dei pesci sudamericani. Le specie imparentate sono allopatriche tra loro, mentre i gruppi di specie, i generi per semplificare, si sovrappongono ampiamente. Qualche esempio? Australoheros scitulus è simpatrico con A. facetus e A. charrua è in simpatria con A. minuano. Ognuna di queste specie non ha alcun legame con quella con cui vive, non condivide cioè gli stessi antenati. Lo stesso pattern di distribuzione si riflette per esempio nell'areale delle Crenicichla. Lascio a voi il piacere di controllare dove vivono Crenicichla jurubi, C. igara, C. prenda, C. tendybaguassu, C. missioneira, C. minuano, C. vittata e C. lepidota e di confrontarlo con le due specie di Australoheros del gruppo forquilha. Vi aiuto, si parla di Rio Urugay superiore e medio.
Ho iniziato con Linneo e termino con Darwin. Perché i chanchito sono i ciclidi di Darwin? Forse Charles Darwin conosceva i ciclidi? Queste domande meriterebbero da sole alcuni post e per questo mi limiterò solo a qualche parola in questa sede. La descrizione originale di Australoheros facetus è opera del reverendo Leonard Jenyns ed è riportata nell'opera "The zoology of the voyage of H. M. S. Beagle, under the command of Captain Fitzroy, R. N., during the years 1832 to 1836"; London: Smith, Elder, and Co. Issued in 4 parts. Fish, Voyage Beagle; i-xvi + pp. 1-172, 1842. Al ritorno dal suo famoso viaggio sul Beagle, Charles Darwin distribuì la maggior parte degli esemplari raccolti a zoologi di fiducia tra cui Jenyns che ricevette i pesci. Ebbene la specie tipo dei chanchito è stata raccolta da Darwin. Tra l'altro Darwin conosceva molto bene le appariscenti colorazioni dei ciclidi. Ma anche questa è un'altra storia...

giovedì 20 novembre 2008

E fanno 13: Apistogramma erythrura

Nuova specie di Apistogramma boliviano, anzi vecchia specie con nuovo nome. Parlo di Apistogramma sp. "Rio Mamoré" che ha ricevuto il nome di Apistogramma erythrura (con questa le specie di questo genere provenienti dalla Bolivia sono 13). A. erythrura è già noto all'hobby per essere stato importato in Germania nel 1995, ma solo ora viene descritto da Wolfgang Staeck e Ingo Schindler. Il nome specifico deriva dal greco e significa coda (ura) rossa (erythro) e si deve alla evidente colorazione della pinna caudale che la maggior parte dei maschi adulti presenta.
Questo ciclide nano è diffuso nel bacino idrografico del basso corso del Rio Mamoré nella provincia di Beni in Bolivia. In natura è stato raccolto esclusivamente nelle aree vegetate lungo le sponde di laghi o piccoli rii dove è presente in ridotte densità. Densità maggiori si rinvengono lungo le banchine galleggianti di vegetazione di Eichhornia azurea, Paspalum repens, Cabomba furcata e Utricularia spp. (un gruppo di piccole piante carnivore acquatiche presenti anche in Italia con alcune specie). Altre specie ittiche presenti in simpatria con A. erythrura sono: Nannostomus unifasciatus, N. trifasciatus, Hyphessobrycon herbertaxelrodi, H. megalopterus, H. elachys e Mesonauta festivus che però preferisce le zone a maggiore profondità. Dall'analisi delle acque si può affermare che si tratta di un tipico abitante delle acque chiare (acqua acida trasparente e molto tenera).


Della livrea di A. erythrura potete farvi un'idea dalla fotografia sottostante tenendo ben presente che in una popolazione possono essere presenti diversi morfi di colorazione riconducibili a due forme principali: morfo giallo e morfo blu.
Dalle osservazioni compiute in acquario questo Apistogramma sembra riprodursi nalla tipica modalità del genere: il maschio difende un territorio in cui sono presenti diverse femmine riproduttivamente attive.

Apistogramma erythrura

La specie più simile a A. erytrura sembra essere A. trifasciata dal quale si differenzia per avere un corpo leggermente più massiccio e per la mancanza di disegni sull'addome.

Apistogramma trifasciata


Steak, W. & Schindler, I. 2008. Apistogramma erythrura sp. n. a new geophagine dwarf cichlid (Teleostei: Perciformes: Cichlidae) from the rio Mamore drainage in Bolivia. Vertebrate Zoology 58 (2): 197 - 206.

lunedì 17 novembre 2008

Gita fuori porta. Parte seconda.

Qualche altra immagine tratta dalla fish room di Enzo. Sono quasi tutti ciclidi del lago Tanganica, ma partiamo con un pesce gatto.

Auchenoglanis occidentalis (un pesce gatto dall'ampia diffusione africana). Vive in una vasca di circa 1000 litri in compagnia di diverse specie di Petrochromis.

Neolamprologus mustax

Un giovane di Ophtalmotilapia nasuta "Sela".

Xenotilapia rotundiventralis. Una specie che in precedenza apparteneva al genere Microdontochromis. Si tratta di una Xenotilapia che vive a mezz'acqua, quasi come un Cyprichromis, e che depone su rocce deposte orizzontalmente in posizione leggermente sopraelevata.

Aulonocranus dewindti


Cyprichromis microlepidotus. Non ricordo con esattezza la varietà, ma potrebbe trattarsi del "Kasai".


Xenotilapia sp. "Sunflower Isanga"

Copadichromis virginalis "Gome Fire crest". Una specie del lago Malawi che in quanto a livrea non ha nulla di invidiare per le mirabolanti sfumature grigie a certi Ciclidi del lago Tanganica. Specie molto delicata e sensibile allo stress si colora solo durante l'accoppiamento.

Ho mostrato solo alcune delle numerose specie che Enzo alleva nella sua ventina di vasche di diverse dimensioni. Ho tralasciato i Tropheus ed i Petrochromis per dare spazio a specie che possono presentare livree scialbe, ma che mostrano comportamenti molto interessanti e variegati. Spesso chi alleva ciclidi del lago Tanganica è attratto soprattutto da questi ultimi e meno dal colore.



domenica 16 novembre 2008

Gita fuori porta

Cielo limpido e clima mite spingono a muoversi persino i sedentari come me ed oggi mi sono spostato in Piemonte a visitare la fish room dell'amico Enzo. Enzo alleva quasi esclusivamente ciclidi del lago Tanganica, ma non disdegna un po' di Malawi. Ecco un primo assaggio di immagini.

Neolamprologus nigriventris


Gnathochromis permaxillaris

Placidochromis phenochilus "Mdoka"


All'entrata della casa ci accoglie un juke box d'annata con veri 45 giri. Un vero tuffo al cuore.



Grazie Enzo per l'ospitalità! Nei prossimi giorni qualche altra fotografia.

venerdì 14 novembre 2008

Potere ai piccoli!


L'acquario ed i pesci preferiti di mio figlio. Interessante l'uso delle bollicine, ne avessi mai vista una io. Probabilmente i film d'animazione hanno la meglio sulla realtà. Di che pesce si tratta?

giovedì 13 novembre 2008

Sorprendenti Gymnogeophagus

Ampia radiazione adattativa, adattamenti ecologici diversificati, morfologie disparate, sistemi riproduttivi variegati. Stiamo parlando di ciclidi africani? No, stavolta vi sbagliate. Parliamo dei Geophagini ed in particolare di Gymnogeophagus gymnogenys. In attesa di finire di leggere l'articolo scientifico che li riguarda metto in mostra un paio di foto gentilmente offerte da Marko Lenac che li ha ripresi nel suo ultimo viaggio in Uruguay (ad esso è dedicato l'ultimo numero dell'e-book del 2008 edito dall'Associazione Italiana Ciclidofili).
Gymnogeophagus gymnogenys proveniente da Centurion (Uruguay)


Gymnogeophagus gymnogenys proveniente da Sauce (Uruguay)

Fotografie di Marko Lenac

lunedì 10 novembre 2008

In ricordo di Jean-Claude Nourissat, il viaggiatore

Fotografia di Philippe Burnel

Cinque anni fa ci lasciava Jean-Claude Nourissat. Aveva contratto la malaria durante uno dei suoi viaggi in Madagascar alla ricerca di Ciclidi.
Ho incontrato Jean-Claude solo due volte. La prima fu al congresso AIC del 1998 dove era uno dei relatori. La seconda fu a casa sua, a Solliés-Pont in Provenza, nell'estate del 1999. Fu lì che riuscii a capire quanto potesse essere forte il richiamo della natura in un uomo.
Jean-Claude era divenuto acquariofilo in "tarda età", quasi a trent'anni. Era partito dai classici pesci rossi per poi arrivare all'acquario di discus e furono questi ultimi a spingerlo a viaggiare. Voleva conoscere gli ambienti naturali e gli esportatori di questo ciclide. Il suo primo viaggio fu in Amazzonia lungo il Rio Negro. In seguito dai discus si spostò ai ciclidi di altre aree, soprattutto a quelli dell'America Centrale, del Sud America e del Madagascar. E fu in questi paesi che viaggiò soprattutto, per cercare di ovviare alla mancanza di esportatori professionisti. Perù, Messico, Guatemala e negli anni '90 il Madagascar, la terra di frontiera dei ciclidi. Dal primo viaggio, nel 1991, ogni anno lui, oppure l'amico Patrick de Rham, visitavano l'isola. Nel 1995 Jean-Claude si ammalò gravemente: bilarzia. L'aveva contratta a Panama. La malattia fu talmente grave che dovette smettere di esercitare la professione di dentista. Eppure, una volta ristabilitosi, Jean-Claude tornò al suo Madagascar per scoprirvi tre specie nuove di Paretroplus.
Nel frattempo la casa di Jean-Claude era diventata un santuario per i pesci che riportava dai suoi viaggi. Nel cuore dell'edificio sorgeva una serra quadrata molto alta che cullava un laghetto ricco di piante, guppy e raganelle. Ai lati vi erano tre grandi stanze che ospitavano vasche di ogni forma e dimensione. Si trattava perlopiù di vasche con le pareti di cemento armato tranne il vetro frontale. La più grande era di 16.000 litri. Dentro questo oceano d'acqua si vedeva di tutto. Da vari Paretroplus (nourissati, tsimoly, petiti, maromandia) fino alle bellissime Petenia splendida. I mezzi tecnici erano volutamente rustici, un termosifone dentro le vasche ciclopiche per riscaldarle e delle pompe per muovere l'acqua. Nient'altro. La luce proveniva principalmente dai lucernari e danzava sul fondo delle vasche mettendo in risalto le splendide colorazioni dei ciclidi.
Non dimenticherò mai le due giornate che ho passato in quella casa. Jean-Claude fu meraviglioso nel farci sentire a casa nostra e nel lasciarci girare liberamente. E tutto era scoperta. Vidi per la prima volta dei Paretroplus tsimoly. Erano in cova e difendevano un territorio di circa 2 metri di diametro spingendo ogni altro pesce contro le pareti laterali. Vidi i Paraneetroplus bulleri, erano semplicemente fantastici. All'esterno della casa c'erano altri laghetti con fior di loto, raganelle, libellule. C'era anche una infinità di piscine che accoglievano i ciclidi per la trasferta estiva. Vidi un' intera stanza dedicata alle orchidee ed alle epifite. E soprattutto ascoltai Jean-Claude che parlava dei suoi viaggi e dei suoi pesci.
Di lui ora rimangono due pesci che portano il suo nome (Paretroplus nourissati e Amphilophus nourissati) e soprattutto il suo approccio ai ciclidi attraverso il viaggio negli ambienti naturali. Grazie Jean-Claude.

In youtube ho trovato questo video e quest'altro. Rendono bene l'idea della passione di Jean-Claude e di cosa significasse entrare in casa sua. Segnalo anche lo speciale AIC (Associazione Italiana Ciclidofili) n°2 del 1999 con il resoconto della visita alla casa di Jean-Claude da parte della delegazione AIC.

Trovate la versione inglese del bollettino in questione al seguente indirizzo.

(You will find the English version of the AIC bulletin about the visit to Jean-Claude's home here).

Tra il poderoso materiale in rete dedicato alla figura di Jean-Claude segnalo questo link.

mercoledì 5 novembre 2008

sabato 1 novembre 2008

E furono cinque

Giovedì 30 ottobre sono 21 giorni di incubazione a 24.5°C, ma non sono sicuro della costanza delle temperatura dato che non ho ancora acceso il termoriscaldatore. Generalmente l'incubazione delle Xenotilapia nigrolabiata dura meno, me l'hanno detto in tanti. Mi rassegno al fatto di avere perso, non so come, la covata. Nei giorni precedenti avevo osservato per bene la femmina da sola nell'acquario. Non muoveva quasi mai la bocca nel modo solito utilizzato dagli incubatori orali per rimescolare i piccoli. Quando notavo un movimento risultava quasi impercettibile. Insomma pensavo di avere fatto l'ennesimo buco nell'acqua con questa specie. Decido quindi che posso rimettere il pesce nell'acquario di allevamento, non vorrei diventasse troppo magro. Appena introduco nella vasca il retino, la femmina sputa due piccoli di discrete dimensioni (un centrimetro) con sacco vitellino abbastanza sviluppato. Sono incredulo. Catturo la femmina e mi sputa altri tre piccoli. Velocemente preparo la "caraffa" di acclimatazione per la femmina in modo da rimetterla con gli altri adulti e mi occupo dei cinque piccoli. Li sposto in una vasca da circa 30 litri. Sono come i genitori. Quando sollevo il coperchio percorrono tutto il vetro frontale fino al bordo quasi cercassero di saltare fuori dall'acqua. La covata è di piccole dimensioni, probabilmente perché non tutte le uova erano fecondate; in passato avevo contato anche 14 larve in una sola incubazione. Le cisti di artemia stanno quasi per schiudersi, penso che entro un giorno e mezzo gli avannotti saranno in grado di cibarsi.