Privacy Policy e note legali

mercoledì 5 agosto 2015

Nuove specie: la Crenicichla di Wallace (Crenicichla monicae)



La Helen bruciava: 235 tonnellate di brigantino ricolmo di gomma, cacao, resina di copaiba se ne andavano in fumo nell'Oceano Atlantico. Era il 6 agosto 1852 e Alfred Russel Wallace, il padre della teoria dell'evoluzione per selezione naturale insieme a Charles Darwin e unico passeggero della nave, guardava sconsolato bruciare e sprofondare nelle acque il lavoro di tre anni in Amazzonia. Abbandonava diari, disegni, taccuini e scatole destinate ai musei e ai collezionisti europei che accoglievano gli esemplari raccolti sfidando malaria, febbre gialla e difficoltà che lo avevano portato quasi alla morte. Nella scialuppa portava solo alcuni disegni e qualche taccuino.
Tra gli animali raccolti c'erano pesci naturalmente e ovviamente ciclidi. A testimoniarlo rimangono i magnifici disegni che Wallace stesso ha in seguito donato al Museo di Storia Naturale di Londra. Dopo oltre 160 anni uno dei ciclidi raccolti da Wallace (sono riuscito a recuperare nell'internet il disegno), e andato perso nell'incendio della Helen, ha ricevuto un nome scientifico: Crenicichla monicae (appartiene secondo gli autori al gruppo lugubris). La specie è diffusa nel ramo inferiore del Rio Uapes e del Rio Içana (affluenti del Rio Negro superiore) ed è nota in acquariofilia come Crenicichla sp. "Uapes". Vive in simpatria con C. johanna e C. lenticulata.
Non ho ancora ricevuto l'articolo scientifico e non ho perciò ulteriori notizie da aggiungere se non quanto si può dedurre dall'abstract. In verità una curiosità mi è rimasta. Ma Crenicichla wallacii perché ha ricevuto questo nome? La descrizione di C. wallacii si deve a Tate Regan (1905) che attribui il suo nome specifico perché conosceva il disegno di apertura del post, sapeva che il materiale zoologico raccolto da Wallace proveniente dal Rio Negro era andato perso e pensava che Wallace avesse raccolto questa piccola Crenicichla. Il confronto tuttavia dimostra che disegno e esemplari non concordano. A volte le convinzioni personali sono più forti del dato di fatto?


Probabile esemplare di C. wallacii che fotografai nel 2010. Ne ho parlato in questo post. Comparatelo con il disegno di Wallace. Quali sono le somiglianze?

Kullander S. O., Varella H. R. 2015. Wallace’s Pike Cichlid Gets a Name after 160 Years: A New Species of Cichlid Fish (Teleostei: Cichlidae) from the Upper Rio Negro in Brazil. Copeia 103(3): 512-519.

Update: ho sbagliato, lo ammetto. Non conosco bene i disegni di Wallace. Al seguente link trovate altre Crenicichla ritratte da Wallace, Effettivamente la wallaci potrebbe essere questa. Temo che devo comprare il libro che ristampa i pesci di Wallace.


sabato 20 giugno 2015

Nuove specie: Retroculus acherontos, il traghettatore d'anime

Retroculus acherontos
Fotografia di Oliver Lucanus

Il 2015 è l'anno dei ciclidi delle "correnti", i cosiddetti reofili. A ricevere un nome scientifico stavolta è un rappresentante del genere Retroculus, un genere amazzonico tipico dei grandi fiumi ad acqua chiara (acque povere di sedimenti, limpide e trasparenti, dal colore verde oliva o verde-giallastro, con una notevole visibilità in profondità; frequentemente lungo le rive di questi fiumi vi sono estese spiagge di sabbia bianca.) o scura (acque limpide e trasparenti di colore marrone scuro data l'elevata concentrazione di acidi umici derivati dalla decomposizione di materiale vegetale). Il nome del genere si riferisce alla posizione dell'occhio che è molto posteriore rispetto alla maggior parte dei ciclidi. I pesci di questo genere sono di difficile allevamento perché richiedono acque di qualità elevata e la riproduzione in acquario si presenta tuttora difficoltosa.

Un affluente del Rio Tocantins superiore, habitat di Retroculus acherontos.
Fotografia di Oliver Lucanus.
Retroculus acherontos è la quarta specie specie descritta insieme a R. lapidifer, R. xinguensis e Retroculus septentrionalis. È diffuso nel Rio Tocantins (come R. lapidifer) in Brasile e si distingue dalle specie affini per la macchia nera che occupa buona parte dei raggi molli della pinna dorsale e per lo sviluppo di una bozza sulla testa negli esemplari di discrete dimensioni. Il nome specifico deriva dal personaggio mitologico di Acheronte, il traghettatore d'anime. Nulla di strano se si considera che la località dove è stato raccolto questo ciclide è Rio de las Almas (il fiume delle Anime). Rispetto alle altre specie del genere popola corsi d'acqua di minori dimensioni.
Il web ciclidofilo alla notizia della descrizione di una nuova specie di Retroculus si è entusiasmato in modo inconsueto. Eppure le fotografie di questo post sono di Oliver Lucanus che aveva presentato la specie, priva di nome scientifico allora, sulla rivista specializzata Cichlid News nel 2011! Ai tempi non si erano registrate simili reazioni di giubilo.

Purtroppo non sono in possesso della descrizione completa e mi devo limitare a queste scarne informazioni. Trovate il riassunto dell'articolo scientifico a questo link Landim M. I., Moreira C. R., Figueiredor C. A. 2015. Retroculus acherontos, a new species of cichlid fish (Teleostei) from the Rio Tocantins basin. Zootaxa 3973 (2): 369–380.

Ringrazio Oliver Lucanus per aver gentilmente fornito le immagini a corredo e vi invito, se frequentate il faccialibro, ad iscrivervi al gruppo Below Water che lui gestisce.

Un particolare dell'ambiente di Retroculus acherontos.
Fotografia di Oliver Lucanus.
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giovedì 18 giugno 2015

Cosa resta di un congresso?


Conobbi Uwe Werner nel 1999 a un Congresso AIC  Già allora era noto per i suoi viaggi alla ricerca di Ciclidi in Sud America, per la serietà e il rigore che poneva nella preparazione degli articoli, per la sua fish room che consisteva di decine di vasche e per il suo humor. Nel 2000 visitai insieme ad amici casa sua in Germania. Vidi per la prima volta ciclidi che tutt'oggi è difficile vedere:  Theraps irregularis, Astatheros nourissati, Nanochromis transvestitus... Di quella gita di 2700 km ricordo anche lo sconfinato archivio fotografico e l'immensa biblioteca acquariofila. Nel maggio scorso Uwe è stato di nuovo ospite dell'Associazione Italiana Ciclidofili e di Le Onde e ho passato un paio di giorni entusiasmanti in sua compagnia.
Le fotografie successive sono un assaggio della sua chiacchierata riguardante i ciclidi del Camerun e i viaggi che da qualche anno compie in compagnia di Michel Keijman in questa terra.

Uwe Werner e Michel Keijman, compagni di viaggio in Africa occidentale



Uwe Werner














Appunti sparsi: 
1. Secondo Uwe, i Cryptoheros sp. "Honduran red point" sono una varietà di allevamento. "Trovate voi ciclidi di quell'azzurro in natura. Io non ho trovato l'Honduran red point quando l'ho cercato." Gulp!
2. Se si vogliono allevare ciclidi del Camerun senza pasticciare con l'acqua (addolcirla, ammorbidirla, torbarla, trattarla con le pignette di ontano), occorre limitarsi al fiume Moliwe. L'acqua lì non è tenera.
3. I ciclidi dell'Africa occidentale sono coloratissimi o se volete un tono più scientifico, in essi la selezione sessuale è intensa. Temo che cambierò nuovamente continente o che aggiungerò delle vasche.
3.  È da anni che non vedevo tanti giovani appassionati ad una conferenza sui ciclidi. Anche in Germania le associazioni stanno invecchiando e non c'è ricambio in acquariofilia e l'associazione ciclidofila ha solo 5000 iscritti (sic).
4. Ho ricevuto finalmente il nuovo libro di Ad Konings sui ciclidi del lago Tanganica. È un volume ricco di informazioni e immagini. L'unica pecca è la qualità della carta (non-glossy paper) che non valorizza le foto (non sono brillanti come nelle passate edizioni o nelle pubblicazioni di Cichlid Press).


5. I Pelvicachromis taeniatus del Camerun sono stati riclassificati da Anton Lamboj e colleghi come Pelvicachromis kribensis. La forma del fiume Wouri ha ricevuto il nome di Pelvicachromis drachenfelsi. Il riferimento è questo Lamboj A., Bartel D., Dell'’Ampio E., 2014. Revision of the Pelvicachromis taeniatus-group (Perciformes), with revalidation of the taxon Pelvicachromis kribensis (Boulenger, 1911) and description of a new species. Cybium 2014, 38(3): 205-222. Non ne avevo ancora parlato. È una delle tante notizie rimaste nella tastiera.


PS: se vi state chiedendo cosa resta di un congresso, la risposta è la solita: l'incontro fisico. Nonostante internet e le connessioni virtuali esistenti tra le persone, gli uomini hanno bisogno di socializzare, di incontrarsi, di mangiare e bere assieme. Credo che possa chiamarsi identità. Alcuni di essi sentono anche la necessità di scambiarsi pesci.







sabato 13 giugno 2015

Ciclidi in edicola




Sul nuovo numero di Le Scienze trovate un articolo di Axel Meyer sull'evoluzione dei ciclidi. Non è una sorpresa leggervi che i ciclidi stupiscono per l'incredibile diversità dovuta anche alla ripetuta evoluzione parallela di alcune caratteristiche particolarmente specializzate: le mascelle faringee, i denti, le labbra ipersviluppate di alcune specie, gli schemi di colorazione.
Motori genetici di tutto ciò sembrano essere l'abbondanza di mutazioni nelle proteine studiate, la presenza di copie multiple degli stessi geni, le sequenze di DNA che replicano se stesse saltando qua e là, le mutazioni di sequenze di DNA che di norma non cambiano particolarmente e la presenza di microRNA, frammenti di materiale che possono impedire ai geni la produzione delle proteine.

Perché leggerlo: è scritto da uno degli esperti mondiali di ciclidi, è aggiornato, è un'ottima introduzione al "problema" ciclidi (perché ci sono così tante specie), è ben scritto, il precedente articolo riguardante i ciclidi è del 1999.

Perché non leggerlo: se non vi interessano i ciclidi, la biologia, la biodiversità e la genetica avete sbagliato articolo e temo anche blog.


martedì 9 giugno 2015

Vasche!

La primavera è ormai al termine e cibo, cambi d'acqua, temperature producono ciò che devono produrre: tante uova. Chi mi segue noterà che non ho cambiato continente, ma area geografica: dal Centro America sono passato al Sud America. A smuovermi sono stati i doni di amici incontrati ai vari congressi e quindi nelle vasche sono giunti scalari, Geophagus (sp. "Tapajos orange head) e Hypselacara temporalis. Tutti molto giovani, ma promettenti. 
PS: prometto di lavorare sulla qualità delle fotografie.

La femmina di Geophagus sp. "Tapajos Orange head" mentre cura le uova.


La coppia di Geophagus sp. "Tapajos Orange head" durante la deposizione.

Un esemplare di scalare (Pterophyllum scalare) della cosiddetta varietà "altum Perù. Nonostante il nome commerciale non si tratta di Pterophyllum altum.

Un giovane Hypselacara temporalis.








sabato 6 giugno 2015

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martedì 26 maggio 2015

Di nuovo fontanili


Per chi non sa cosa fare, per chi ama l'acqua, per chi desidera una serata piena di storie di rane, pesci, organismi stigobionti e crenobionti, flussi genici, variazioni di livello della falda e soprattutto per chi non sarà bloccato da un'invasione di cavallette, l'appuntamento è venerdì sera. Vi aspetto.